Se i dazi ci fanno riscoprire il territorio

un bambino tra le vigne dazi territorio futuro

Intervista a Paolo Caratossidis, founder di Eccellenze Venete. Guardare oltre i dazi e puntare all’identità del territorio.

A cura della Redazione

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In un’epoca in cui i dazi e le barriere commerciali tornano a occupare il centro del dibattito internazionale, l’agroalimentare italiano — e in particolare quello veneto — è chiamato a riflettere su nuove strategie di posizionamento. Per Paolo Caratossidis, fondatore del network Eccellenze Venete e del Festival della Cucina Veneta nel 2019, la risposta non sta tanto nel rincorrere solo i mercati, quanto nel tornare alle radici. Tradizione, identità, cultura e territorio sono, secondo lui, le vere armi per affrontare il futuro e i dazi.. Lo abbiamo intervistato per capire meglio la sua visione.


Paolo, oggi si parla molto di dazi e ostacoli all’export. Una minaccia concreta per il territorio?

Sì, ma anche un’occasione. I dazi e il loro effetto sul territorio ci costringono a porci delle domande che forse avremmo continuato a ignorare: perché i nostri prodotti valgono davvero? Cosa li rende unici nel mondo? Invece di rispondere con l’ansia da prestazione, dobbiamo recuperare la consapevolezza delle nostre radici. Il Veneto, in questo senso, è un laboratorio straordinario: abbiamo vini storici, varietà antiche, sapori che raccontano secoli di civiltà contadina e di scambi culturali. Ripartire da qui è la vera risposta.


Quindi la tradizione del territorio come chiave strategica contro i dazi?

Assolutamente sì. Ma attenzione: non è nostalgia. È rilettura creativa. I prodotti veneti non sono solo “buoni” — sono portatori di cultura, di paesaggio, di sapere. Pensiamo al baccalà alla vicentina, al radicchio di Treviso, ai vini collinari o ai salumi e insaccati veneti. Raccontano il territorio, ma anche il lavoro, le difficoltà, le scelte. Se riscopriamo questi valori profondi, il prodotto diventa un brand culturale prima ancora che commerciale.


champagne dei monaci di praglia

E in un mondo che cambia, quanto conta la sostenibilità?

Conta tutto. Non possiamo più permetterci una produzione scollegata dal cambiamento climatico o dalle sfide ambientali. In Veneto ci sono aziende che stanno investendo in agro-forestazione, risparmio idrico, energie rinnovabili. Questo è il nuovo volto dell’agricoltura: consapevole, tecnologica, ma radicata. La sostenibilità, in questo contesto, è un’estensione della cultura. È il rispetto per la terra che ci ha dato tutto.


Come si costruisce oggi un brand agroalimentare competitivo?

Partendo dallo storytelling, cioè dalla narrazione autentica. Ma non basta più dire “è un prodotto tipico”: bisogna raccontare perché, da dove viene, chi lo fa, con quali metodi, e soprattutto con quale visione. E poi bisogna saperlo declinare: nei mercati, nel packaging, nel digitale. Il racconto deve essere coerente, trasparente, contemporaneo. Un brand non è solo un logo: è un ecosistema narrativo.

logo eccellenze venete partners

E le nuove tecnologie, l’Intelligenza Artificiale, come entrano in questo scenario?

Con rispetto. Non devono sostituire, ma potenziare. L’IA in agricoltura può migliorare la gestione delle colture, la previsione dei raccolti, l’efficienza energetica. Nel food può analizzare trend, suggerire accostamenti, ottimizzare i canali di distribuzione. Ma il cuore resta umano: la sensibilità di un produttore, la memoria di una ricetta, la passione di una famiglia non si replicano con un algoritmo. La tecnologia va integrata con intelligenza, non idolatrata.


L’accesso ai mercati globali – oltre ai dazi – resta però un’esigenza per molte imprese. Come si concilia questo con la valorizzazione del territorio?

Non è una contraddizione. Se racconti bene chi sei, da dove vieni e perché lo fai, il mondo ti ascolta. Il problema è quando cerchi di piacere a tutti. Noi non dobbiamo competere con la quantità, ma con l’identità. I nostri prodotti devono arrivare in America, in Asia, in Nord Europa perché sono veneti, non nonostante lo siano. Serve una diplomazia commerciale fondata sulla cultura, non solo sulle regole WTO.


prodotti agroalimentari tradizionali di verona e del veneto

Se dovesse lanciare un messaggio ai giovani produttori veneti?

Non abbiate paura di sembrare “piccoli”. Siete parte di una grande storia. Usate la tecnologia, studiate i mercati, ma non perdete il contatto con la terra. Parlate in modo contemporaneo, ma non dimenticate il dialetto. I dazi sono un problema, sì. Ma anche un’opportunità per ritrovarci. Perché alla fine, se riscopriamo il territorio, non siamo noi ad aver bisogno del mondo: è il mondo ad aver bisogno di noi.


Articolo a cura di Eccellenze Venete